Ci sono piatti che non sono soltanto ricette: sono abbracci, voci lontane, profumi che ritornano all’improvviso e scaldano il cuore. Per me, la zuppa di castagne è tutto questo. Ogni volta che il vento comincia a sussurrare tra gli alberi e le foglie si tingono di rosso e oro, mi torna in mente la cucina di mia madre, il suo grembiule infarinato, e quel profumo dolce e avvolgente che annunciava l’arrivo dell’autunno.
Ricordo ancora il vapore che appannava i vetri e lei che mescolava lentamente la zuppa nella pentola di coccio. Le castagne bianche secche, messe a bagno la sera prima, si gonfiavano piano piano, pronte a trasformarsi in una crema densa e vellutata. Era un rito semplice, quasi antico, che riempiva la casa di un profumo buono, rassicurante, come un invito a fermarsi e godersi la lentezza delle stagioni.
La zuppa di castagne che preparava mia madre non aveva nulla di complicato: pochi ingredienti, tutti semplici e genuini.
Castagne secche, foglie di alloro e acqua quanto basta. Tutto qui.
Eppure il risultato era una magia: una crema densa, profumata, dal gusto pieno e armonioso.
È una ricetta senza glutine, senza lattosio, completamente naturale, ma soprattutto è un piatto che parla di amore, di cura, di radici. Ogni cucchiaio porta con sé la dolcezza dell’autunno e la memoria di un tempo in cui la semplicità bastava a rendere felici.
Oggi, quando preparo la zuppa di castagne, sento ancora la voce di mia madre che mi dice: “Lasciale sobbollire piano, che prendano il tempo di diventare buone.”
E allora chiudo gli occhi, respiro quel profumo antico, e torno bambina — con un piatto fumante tra le mani e il cuore pieno di gratitudine.
La zuppa di castagne non è solo cibo. È memoria, è casa, è amore che profuma d’autunno. 🍂
Vi lascio altre ricette che hanno come protagonista le castagne: il Castagnaccio e i Necci toscani.