Ci sono giorni in cui sento il bisogno di rallentare. Di lasciare fuori il rumore, il tempo che corre, e tornare a quei gesti antichi che parlano di casa, di radici, di amore.
Fare la pasta a mano è uno di quei gesti. È come aprire un piccolo varco nel tempo — e ritrovarsi bambina, con il mento appena sopra il tavolo, a guardare le mani di mia mamma che impastano con calma, senza fretta, come se tutto il mondo potesse aspettare.
Ricordo il profumo della farina, la luce del pomeriggio che filtrava dalla finestra, e la sensazione di pace che riempiva la cucina. Oggi provo a rivivere quella magia, preparando i ravioli di spinaci e ricotta, ma nella mia versione senza glutine, per chi non vuole rinunciare alla tradizione, anche se la vita gli ha chiesto qualche attenzione in più.
La farina cambia, ma il cuore resta lo stesso.
E in quei movimenti lenti — la sfoglia che si stende, il ripieno che profuma di casa, la rotella che disegna piccoli quadrati perfetti — ritrovo me stessa.
Ogni volta che preparo questi ravioli, sento di rendere omaggio a una tradizione che non muore mai — anche quando cambia forma, anche quando diventa senza glutine.
Perché la cucina è amore, e l’amore sa sempre adattarsi, restando fedele alla sua essenza più pura.
Ingredienti
Per la pasta senza glutine:
Per il ripieno:
Istruzioni
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L’impasto.
Verso la farina sulla spianatoia e formo la classica fontana. Rompo al centro le uova, aggiungo l’olio, gli spinaci e il sale. Inizio a impastare con la forchetta, poi con le mani.
La pasta senza glutine è diversa: va ascoltata, va capita. Richiede pazienza, ma sa restituire tanto. Quando diventa liscia e morbida, la copro e la lascio riposare qualche minuto.
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Il ripieno.
In una ciotola mescolo la ricotta, il Parmigiano, la noce moscata, sale e pepe.
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La sfoglia.
Divido l’impasto in due e stendo ogni parte con il mattarello, con delicatezza, finché non diventa sottile. È un momento di silenzio e concentrazione, quasi meditativo.
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I ravioli.
Su uno stampo da ravioli sistemo una sfoglia e dispongo dei piccoli mucchietti di ripieno, poi copro con l’altra e premo leggermente intorno con le dita e con il mattarello.
Con la rotella taglio i ravioli, uno per uno. Ogni volta che il metallo scivola sulla pasta, penso che sto creando qualcosa che ha un’anima — e che, presto, porterà gioia a tavola.
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La cottura.
Porto a bollore abbondante acqua salata, immergo i ravioli e li lascio cuocere pochi minuti, finché salgono a galla. Li scolo con cura, li condisco con burro fuso e salvia.
Il profumo che si diffonde è un abbraccio: semplice, sincero, familiare.
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